Eduardo “Mono” Carrasco |
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Francesco Luchino |
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Claudio Vindigni |
In questa mostra vi è il coinvolgimento di 3 artisti che con le loro opere hanno creato un esplosione di forme e di colore.
In questa mostra ci sono tutti gli ingredienti necessari per stupire ed emozionare i visitatori.
Eduardo “Mono” Carrasco
Nome clandestino e provvisorio, il cui vero nome è Héctor Carrasco, (Santiago del Cile, 1954), grafico, muralista, promotore culturale, conoscitore delle tecniche di stampa e della comunicazione, fin da giovanissimo dedica la vita alla lotta per migliorare le condizioni di vita del suo popolo.
Fondatore della Brigada Ramona Parra (gruppo muralista cileno), vive e lavora in Italia dal 1974, anno in cui è arrivato dal suo paese come rifugiato politico, dopo l’avvento della dittatura di Augusto Pinochet.
Nel 1971 in un quartiere popolare di Santiago dipinge, con il famoso artista Roberto Sebastian Matta, un’importante opera murale, coperta più volte negli anni dalla dittatura, oggi restaurata e resa Patrimonio Culturale del paese.
In Italia e in Europa dipinge centinaia di murales: nelle piazze, sui muri delle città, nei teatri, nelle scuole e nelle palestre di grandi e piccoli paesi.
Ha creato numerosi gruppi di pittura collettiva con i giovani, in diverse città, realizzando opere che oggi rimangono come testimonianza visiva del suo percorso nell’arte popolare collettiva della pittura murale.
Nel Luglio del 2004 l’Ambasciata del Cile a Roma gli conferisce la Medaglia Pablo Neruda, onorificenza governativa promossa dalla Fundación Pablo Neruda.
Francesco Luchino
Francesco Luchino vive e lavora a San Mauro Torinese.
«L'arte di Francesco Luchino si estrinseca con la visione metafisica surreale, fuori dal tempo e immersa al tempo stesso in un contesto normale esistenziale.
Luchino medita molto sulle sue opere, esse non nascono dal nulla e sono espressioni di una verità filtrata oggetto di interiorizzazione su di un contesto sociale ben analizzato, visto con il filtro della sua sensibilità di artista che opera nel contemporaneo.
Tonalità basse, tagli voluti per aprire un varco in uno spicchio di cielo, figure passanti di donne, inserite nel contesto pittorico della coralità espressiva.
Luchino da l'impressione di essere un ricercatore. In un primo istante ha bisogno di interiorizzare le immagini per poi riversarle su supporti appositi, adatti al suo modo di dipingere.
La tonalità bassa di cui fa molto uso, intersecata da tagli di luce, servono all'artista per raccontare momenti visivi intimi come dei flashback....»
Vito Cracas
Claudio Vindigni
Si forma all’Accademia Albertina di Torino.
Ha presentato la propria ricerca estetica in mostre personali nel 1969 a Pozzallo, nel 1971 a Catania e nel 1973 a Torino.
Dal 1972 è stato insegnante nei Licei Artistici.
Vive e lavora a Torino.
«Da Claudio Vindigni non puoi fare a meno di lasciarti trascinare, a tratti travolgere: la creatività che gli è propria si esprime attraverso un vortice di segni, in cui significante e significato sembrano seguire le peculiarità tipiche della cosiddetta “opera aperta” e visualizzata da Umberto Eco alla fine degli anni Settanta del Novecento.
Sottraendosi a ogni retorica, Claudio imposta la sua ricerca effettuando anche trancianti esperimenti di iconoclastia; rimodella status visivi e suggerisce percorsi diversi che fanno dell’alterità una risorsa, una prospettiva nuova, inattesa, che sa sempre sorprenderci, chiedendoci di guardare oltre le secche dell’apparenza.»
Massimo Centini