La collettiva di primavera dei soci, ha risvegliato ulteriormente quell’interesse che dalla fine dell’anno passato grazie alla trasposizione torinese del padiglione Italia della biennale veneziana, sembra anelare costantemente sull’atmosfera di tutta l’arte torinese.
E’ un fervore , un desiderio di far risaltare le opere ed i messaggi che molti artisti torinesi non sono mai riusciti a far trasparire in maniera pubblica, popolare, e mediatica, attraverso un sinergismo ed una solidarietà tra artisti stessi che va oltre la singola mostra, o collettiva e si ingloba in un progetto globale dove l’arte torinese diviene segno di bellezza e simbolo di vitalità per una città che negli ultimi anni ha dimostrato di riavere una vitalità eccezionale in tutti gli ambiti delle arti .

Sinergia, attenzione al messaggio collettivo nel fare rete per sviluppare e far conoscere il proprio lavoro artistico, oltre alla capacità di assimilare messaggi artistici altrui e farli propri attraverso la singola capacità di sviluppo creativo.
Ma questo però non significa propriamente una popolarizzazione democratica tout court dell’ambito artistico, bensì una capacità trasmissiva che comunque rimane elitaria nella prorompente capacità di creare forme artistiche più ancora che parlarne, e questo non è per molti.

Questa riflessione è nata tra lo sciabordio caotico delle tante persone che hanno assiepato la galleria dell’associazione nell’inaugurazione di venerdì 25 maggio, tanto che per poter iniziare la breve riflessione critica con l’ausilio del valente critico Enzo Papa , ho dovuto dar fiato alle trombe, ovvero alla tromba, proprio in senso letterale , e scusate se qualche pernacchia è sfuggita dal coro, ma l’attenzione necessaria ne valeva la pena…..