FRA SEGNI E COLORE
Un minuscolo gruppo di soci CEDAS si dedica all'incisione oppure al segno della matita; così in mostra si ammirano i fogli Le tre Grazie e Miraggio, opere esposte accanto all'interessante pastello che vede Piazza San Carlo sotto la neve; quindi opere che traggono ispirazione dall'Africa, da un protagonista indiano, o ancora semplicemente fotografano un Fiasco.
Due acquerelli riguardano il mondo della cinematografia, ora esaltando - ancora una volta - la figura di Marylin, nel momento in cui la sua esistenza viene "spezzata", ora costruendo un insieme di particolari dominati dalla pellicola con su scritto La vita è bella; una sorta di Cinema Paradiso. Rimanendo nel campo della figura c'è chi sceglie di raffigurare il proprio volto, chi l'immagine, interessante compositivamente, di Kafka, l'intensità dello sguardo di Beatrice oppure la presenza di due piccoli Bonzi dal tradizionale abito color arancio.
Molti sono i fiori, dall'armonia compositiva di un mazzo di Ortensie ai fiori del proprio giardino - bellissimo gatto compreso - ad un ciuffo di Malva, a una caraffa che accoglie una rosa gentile. Fiori che sono il presupposto naturale per una spalliera di Fichi d'India oppure per alcuni frutti dai quali sprigionano i colori dell'autunno.
Paesaggi di mare oppure lacustri consentono ai pittori di trasfigurare le acque del lago di Avigliana (trittico), ricercare la poesia in un gruppo di coloratissime Conchiglie raccolte sulla spiaggia, di cogliere la monumentalità di massi che fiancheggiano un torrente oppure esprimere - con affettuosa attenzione - le sensazioni dettate da una veduta di mare di Danimarca nella quale una sola linea infinita divide il cielo dalla terra.
Ancora di acque si può parlare a proposito di un luminoso foglio raffigurante una Risaia in terra catalana, mentre salda è l'opera La Pampa dominata da un ritratto maschile posto al limite del paesaggio.
Le marmotte, si sa, hanno sguardi ammiccanti; e Curiosa è la marmotta in mostra, mentre un altro foglio, sapiente nei giochi di luce e d'ombra, trae ispirazione da un monumento torinese - La Cavallerizza - che in questi ultimi mesi è stato ripetutamente citato, vuoi per l'incendio che lo ha aggredito, vuoi per l'intento di snaturarne gli storici valori.
Infine un buon lavoro rende omaggio a Pedro Cano, mentre a latere di tanti dipinti si colloca la ceramica Maternità raffigurante l'affettuoso gesto di una madre che stringe al seno il proprio bimbo.
2015: anno di Ostensione del Sacro Lino conservato nel duomo di Torino: a questa icona dedica attenzione uno dei pittori, riproponendo un'opera che è stata purtroppo trafugata. L'Orma esaltata da Giovanni Arpino ritorna dunque, una volta ancora, carica di mistero e di interrogativi.
Gian Giorgio Massara
IMMAGINI E TESTIMONIANZE D’ARTE
L’impegno degli artisti che partecipano ai corsi promossi dal CEDAS e non solo, si può misurare osservando le opere selezionate per questa mostra ospitata nello spazio espositivo di Arte Città Amica.
Le varie esperienze costituiscono un documento di una visione che va dalle composizioni floreali ai paesaggi, dalle nature morte ai ritratti-ricordo, in una sorta di suggestivo racconto attraverso il tempo e alla storia personale di ogni autore.
Un impegno che si commisura con quello dei maestri CEDAS: da Alex Ognianoff a Piera Luisolo, da Marco Piva a Giulia Gallo, che contribuiscono in modo determinante alla formazione e alla definizione di un discorso sensibile ai valori culturali del nuovo Millennio. In questo ambito, si ricorda il percorso didattico di Pippo Ciarlo che ha lungamente insegnato al corso di pittura.
L’itinerario espositivo fluisce dalla spiaggia a Creta al suggestivo interno dello studio di Francesco Casorati, da un ponte a una serie di piacevoli rose, dagli «amici» al Lingotto, in una sorta di percorso che si sviluppa attraverso a un richiamo a Van Gogh, allo storico tram n.16 in via Po, alle montagne in Valle di Lanzo e al luminoso paesaggio del Marocco.
Lo spazio della tela diviene il luogo di una ricerca pittorica che esprime le delicate atmosfere di un sottile romanticismo, i gabbiani in volo, i pensieri di una donna o un bosco, mentre si coglie una simbolica serie di caffettiere rotte e una veduta veneziana, sino al ricordo letterario del volo di Margherita o al volto che comunica un senso di profonda interiorità, alle nature morte con bicchieri, bottiglie, macinino e ai cachi su fondo nero.
E così la «Primavera» e la Bretagna, i riflessi di immagini e la «chimera» diventano momenti di un dialogo con la natura, con una interpretazione che racchiude la rappresentazione del peccato, la robusta struttura di un tempio, il ritratto della divina Maria Callas.
E le sensazioni notturne, le primule realizzate con petali di foglie vere, il magrittiano «la fuga degli amanti», sono accostati al polimaterico «frammenti», al vibrante cromatismo di uno scorcio del Sangone e alla legnaia con carrettino.
Un lungo cammino tra la rivisitazione del vero e il racconto di purissime emozioni che presiedono alla realizzazione delle opere.
Angelo Mistrangelo
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