Continuando nel vorticoso giocolar di mostre e artisti, capita, a volte che anche nell’organizzazione artistica si avventino “ottovolanti” imprevisti, sullo scenario delle attività del centro, parafrasando il titolo dell’evento poetico sempre organizzato e portato avanti dall’associazione.
Ottovolante artistico questa mostra, perché otto sono gli artisti in esposizione. Otto, di cui cinque sono vecchie “glorie” (si fa per dire) perché già associati e parte integrante di molti altri eventi collettivi e personali nell’ambito dell’associazione, mentre tre possiamo definirli di nuovo acquisto, ed un acquisto tutt’altro che svantaggioso, e mi riferisco ala scultrice Lucia Sconfienza, insieme al marito pittore ed anche scultore, Sergio Aimasso, dove il segno della scienza e della tecnica si offre al pennello e ne fa concione di colori, ed alla pittrice “alla cui natura ha dato il cor”, Piera Miletto.
Particolari strutture poliedricamente colorate e geometriche in colori vivaci che sembrano librarsi da un momento all’altro nell’aria, le sculture della Sconfienza, anche ottima poetessa ne convengo, nella lettura da me effettuata di un suo testo nella presentazione.
E ciò che è ispirazione è vita ,ed è vita nel sentirsi vivi con i colori ed i pennelli, le rappresentazioni e le proprie emozioni.
Essenzialmente si è riflettuto su questo , nell’inaugurazione, delle 18, con tutti gli artisti presenti che mi facevano da coro nell’altisonante atmosfera delle loro opere, da “Chantal a Moja”, che tra l’altro stanno evolvendo nel loro messaggio artistico e in special modo Chantal, che nella diversità del suo astratto” i colori della natura boschiva di queste nuove opere si fa strada tra un diafano senso di figurativo.
Da Giovanni Moscatelli, con nuovi segni all’interno delle sue rappresentazioni classiche di leggiadre nudità, alla Mirella Mendola ,”che del suo suonar si fa ancor ebbrezza in sguardo” con meravigliose espressioni di musicisti famosi, giungendo per me all’apoteosi con quel Rava e la sua tromba, perfettamente riprodotta, e lasciatemelo dire, credendoci come atto di fede.
E chiudo col decano, da me un po’ vilipeso e lasciato all’angolo, perché altrimenti avrebbe col suo dire inondato di termini e parole di bellezza il senso del suo dipingere.
Mi riferisco al carissimo amico Gaetano Lanatà, che solo con la sua presenza ben stabilizzata nell’atmosfera artistica del Centro, riesce a ricreare il senso della solidarietà e della corporazione.
Che dire ancora? Ah SI, che dopo è stato dato l’avvio al ristoro…….
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