Non mi aspettavo un così nutrito numero di partecipanti alla inaugurazione della particolare e speciale mostra per un unico autore, il nostro carissimo socio Beppe Maina.
Inizio questo commento alla mostra così particolare, perché Giuseppe è un artista particolare, a cui sono affezionato non solo di mente , per le sue capacità artistiche, ma anche di cuore, per il suo vissuto di uomo d’officina, di tecnico meccanico che ha saputo nel corso degli anni rendere onore a se stesso ed all’arte in generale, facendo delle sue conoscenze tecniche e di vita, strumenti per un elemento motore della ricerca di un senso e di un anima, riversata appunto nell’arte della scultura.
Una scultura unica, tutta sua, quella che propone, perché unica nel suo genere e per quel che ne so, tecnicamente parlando, senza rappresentazioni simili nel campo artistico.
L’esperienza di Maina è lunga e variegata, e sia la quantità che la differenziazione dei soggetti in mostra , lo dimostrano.
Egli è stato anche definito, a mio dire correttamente, orefice della scultura, proprio perché le sue opere somigliano a monili preziosi, ma io credo che siano ben di più, forse non per la preziosità del materiale che non è oro né argento anche se può assomigliarsi, bensì per la sapiente capacità di strutturare il metallo e definirne una forma che indica un soggetto e identifica una raffigurazione che si descrive.
Le opere di Maina, sono un vero e proprio sistema in cui tutti gli elementi dello stesso sono elementi fondamentali che contribuiscono all’espletamento dell’immagine finale.
Ogni barra metallica, ogni saldatura ogni forma geometrica integrata contribuisce allo stesso modo al senso definitivo e finale dell’opera.
D’innanzi alle sue opere, può anche balenare l’idea istintiva di trovarsi dinnanzi ad un valente e bravissimo artigiano, e questo può starci in parte, se non che chi con maggiore arguzia ed attenzione, si rende conto come i particolari geometrici e strutturali giocano nella forma, verso un traguardo che incalza nel significato.
Un artigiano, tiene conto nell’oggetto che produce della funzionalità e dell’estetica, poco o nulla del significato vivo che l’oggetto può avere.
Questo innalza le opere di Maina a opere d’arte.
Inoltre, un’ultima riflessione sulla differenza che queste opere possono avere nella tradizionale logica di opere di scultura.
Una scultura tradizionale, è un oggetto in cui la materia è stata plasmata, tolta, riformata. Nelle sculture di Maina, invece vi è la costruzione di un circuito, di un sistema appunto, che tra linee e punti e geometrie costruite negli schemi del metallo usato, formano l’immagine complessa della logica che l’artista vuole proporre, sino a giungere in molti casi alla raffigurazione di fenomeni fisici, come l’equilibrio e la gravità.
Sono intervenuti nella presentazione anche il Prof. Giangiorgio Massara decano dei critici torinesi, che ha evidenziato la più che trentennale continuativa opera dell’artista, ed il giornalista del settimanale pinerolese “Il Monviso”, Fabrizio Legger, che ha saputo avvicinare queste forme scultoree al vivo dinamismo delle rappresentazioni futuriste, in particolar modo a quelle di Boccioni.
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